IntervisteStartupFood delivery mania.. Foorban punta ad un’offerta integrata

Advertisement

Dedicarmi a Foorban è stata una scelta naturale e devo dire che non me ne sono mai pentito.

Il sito Statista stima che quest’anno il mercato del food delivery a livello mondiale genererà 99,7 miliardi di dollari. Un contesto altamente competitivo, dove ogni giorno nascono nuovi prodotti e servizi, e dove ciò che conta è saper fare la differenza. Foorban, startup nata nel 2016, ha individuato la sua peculiarità: un’offerta integrata, che segue tutte le fasi, dalla cucina alla consegna. La startup milanese ha già ottenuto un primo seed di 500 mila euro e un secondo finanziamento di 650 mila euro: quale sarà il prossimo step? Lo chiediamo a Stefano Cavaleri, che insieme a Marco Mottolese e Riccardo Pozzoli, ha fondato la startup.

“Il focus sarà sempre più sul prodotto. Il nostro obiettivo – dice Stefano –  è che da qui a 10 anni Foorban sia disponibile in ogni touch point”. “Il nostro è un cliente business tra i 25 e i 45 anni, che viaggia, e vuole avere accesso libero in qualsiasi momento al servizio”. “Stiamo lavorando proprio su questo, vogliamo seguirlo e accompagnarlo in tutti i suoi spostamenti, quando si trova in aeroporto, quando è in ufficio e quando la sera torna a casa”.

Foorban è un “digital restaurant”, che vuol dire esattamente?

Noi cuciniamo per consegnare. Ci occupiamo di seguire la vita del piatto dalla scelta del fornitore, all’utilizzo dei più innovativi metodi di cottura dove la tecnologia ci aiuta molto, fino all’utilizzo dei migliori strumenti per il trasporto. Il nostro team è composto da cuochi, una dietista e una nutrizionista, che ci supportano costantemente, e poi il mio socio attivo da diversi anni nel mondo del food&beverage. Grazie alla sua lunga esperienza, maturata tra cucine artigianali ed industriali, ora si sta occupando di testare decine di prodotti e metodi di preparazione per poter continuare a garantire varietà e qualità, oggi riconosciute nelle 700 ricette create. Vogliamo offrire un pranzo healthy, ma che allo stesso tempo sia gustoso. Ad esempio, utilizziamo cotture a bassa temperatura che garantiscono una miglior resa e risultato gustativo dei prodotti, evitiamo fritture donando a certi piatti la stessa sensazione di gusto di un alimento fritto ma senza aricchirlo di grassi. Sono i prodotti che scegliamo, insieme alla tecnologia, che ci permettono di garantire un gusto artigianale anche su vasta scala.

Quali sono i numeri di Foorban oggi?

A giugno abbiamo consegnato 5000 pasti. Cresciamo circa del 20% mese su mese e la direzione è continuare così per poi lanciare la cena, oltre ad ampliare il servizio a Milano e raggiungere altre città. Anche perché tanti nostri attuali clienti ci richiedono la cena. Ci sono tanti professionisti che rimangono in ufficio fino a tardi e quando arrivano a casa la sera non hanno tempo né voglia di prepararsi da mangiare.

Quali saranno le nuove features?

Abbiamo tante idee legate al team building, al mangiare insieme e all’incremento della parte healthy. Gli utenti dimostrano sempre più l’esigenza di approfondire le informazioni, conoscere le proprietà degli ingredienti e del piatto che mangiano. A settembre saranno disponibili le calorie, e tante altre informazioni, non posso dirvi di più per ora!

Prossimi step?

Stiamo facendo un’analisi con il Politecnico di Milano, da cui emergono dati interessanti. La tentazione è di andare direttamente all’estero piuttosto che in un’altra città italiana. In tanti paesi, dove l’healthy è una cultura già consolidata. Magari puntare a una città europea medio grande, dove la viabilità è gestibile. Perché per noi è importante che il pasto arrivi in tempo, in modo da mantenere intatte qualità e cottura.

Parliamo di te. Quando hai scelto di dedicare la tua vita a Foorban?

Ho lavorato per quattro anni in Vodafone, due anni in finance e due nel Brand, ma dopo quattro anni ho deciso di seguire il mio spirito imprenditoriale. Foorban nasce proprio dalle mie pause pranzo e dal fatto che sentivo il bisogno di mangiare sano, anziché accontentarmi di pizza o hamburger. Dedicarmi a Foorban è stata una scelta naturale e devo dire che non me ne sono mai pentito.

Che ne pensi del mondo startup in Italia?

Fare startup vuol dire fare impresa e fare un’azienda non è banale. Bisogna avere un modello di business chiaro e che sia sostenibile. Il mondo startup in Italia è variegato, ci sono realtà strutturate, che hanno organizzazione e visione, ma ce ne sono anche altre che non hanno le idee così chiare.

E il mondo degli investitori?

In Italia manca una struttura consolidata come quella americana, ma allo stesso tempo, esiste un tessuto imprenditoriale, che inizia ad interessarsi alle startup. Ad esempio, il nostro capitale arriva da imprenditori e di sicuro questo è un segnale incoraggiante per il futuro delle aziende, che anche in Italia, hanno un’idea interessante e hanno bisogno di un boost per realizzarla.

Michela Di Nuzzo

« Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire». - Fernando Pessoa Giornalista e co-founder, vivo il digital come imprenditrice e appassionata. Percepisco il cambiamento come un'opportunitá mai una minaccia. Occhi spalancati e orecchie aperte, sempre pronta alla condivisione, la chiave di ogni evoluzione.

3 comments

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.