IntervisteSocial Media Week Milan 2016: arriva il “Food & Wine”

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Partita da pochi giorni la Social Media Week 2016 che quest’anno si svolge in una location davvero suggestiva. Il Base, nel quartiere Tortona, uno scenario urbano in costante movimento e evoluzione proprio come la città di Milano, che non accenna ad arrestarsi, anzi continua a dettare regole e anticipare trend in Italia. Un evento aperto a tutti, appassionati, esperti, professionisti, chiunque desideri scoprire le novità e anche le ormai consolidate abitudini che la tecnologia invisibile sta portando nelle nostre vite. Ma l’aspetto che mi interessa di più è la nuova sezione Food e Wine. Per la prima volta alla Social Media Week si parla di cibo e del suo rapporto ormai inscindibile con la tecnologia e con il digital. La curatrice di Social Media Week Food & Wine è Paola Sucato, blogger dal 2008 e anche consulente web, speaker radiofonica, curatrice del progetto Expo 2015 World Recipes. Esperta, appassionata e foodblogger. È un caso che sia stata scelta proprio una blogger per curare una sezione così importante?

Secondo me no. Questo è uno dei motivi per cui vogliamo conoscere le sue aspettative in merito alla Social Media Week 2016.

Paola Sucato - Foto di Fashioncamp.it
Paola Sucato – Foto di Fashioncamp.it

Dalle sue parole colgo tutto l’entusiasmo mentre mi parla del rilancio del nostro Paese…

“Dobbiamo tornare ad affezionarci al nostro Paese: Territorio, prodotti, persone, creatività, tutte le nostre risorse prime”… E di sicuro non possiamo prescindere dal rapporto ormai consolidato tra food e digital.

“Il food è sempre più tech: app, startup, finalmente e-commerce che sono e-commerce, anche di fronte a colossi come Amazon si sta cercando di recuperare una strada persa. C’era un gap comunicativo enorme, che invece adesso stiamo cercando di recuperare”. La soluzione è che tutte queste piccole realtà si devono consorziare perché i consorzi non sono stati capaci di affermarsi anche da un punto di vista di comunicazione e di esportazione. Rispetto alla Francia – aggiunge – che è organizzata benissimo, noi abbiamo una realtà molto frammentata.

Qui entrano in gioco i social network. “Proprio i social stanno ricreando reti necessarie per unire le piccole realtà italiane che vanno assemblate. I social network sono una grande opportunità per consorzi, produttori e appassionati”.

Nella food industry i produttori giocano un ruolo fondamentale. “I produttori che comunicano bene riescono ad avere un contatto diretto con clienti e estimatori e i canali social diventano un luogo dove raccontare il proprio lavoro e fare informazione attraverso uno storytelling empatico. Attraverso il loro racconto creano consapevolezza e informazione, ma soprattutto stimolano anche i più giovani a mettersi in gioco”.

Lei è una foodblogger e scegliere una foodblogger non credo sia stato un caso…

“I foodblogger sono stati i primi a parlare di ricette e prodotti anni fa e hanno quindi anche sviluppato delle competenze. Credo sia un movimento super interessante mosso dalla passione per un territorio come L’Italia, e che per tanti anni non ha guadagnato nulla. Ma i foodblogger oggi hanno il grande merito di aver risvegliato l’interesse e il coinvolgimento intorno al cibo. Tutti elementi centrali per un vero rilancio”.

Siamo stati anche all’evento del Corriere, Cibo a regola d’arte. E devo dire che ci ha colpiti il fatto che tutti i Foodblogger più forti e comunicativi fossero inglesiMa possibile che anche su questo devono insegnarci qualcosa?

“Sono anni che dell’Italia parlano più gli stranieri che gli italiani. Finalmente stiamo ricominciando a farlo anche in Italia. Noi italiani siamo così. Dobbiamo verificare e quando abbiamo visto interesse dall’Estero abbiamo iniziato a muoverci anche in Italia. Conosco tanti foodblogger, ho curato il ricettario di Expo dove abbiamo raccolto una valanga di ricette di persone da tutto il mondo e moltissimi sono stati gli italiani”.

Ecco appunto, mi chiedo come mai si parla tanto di ricette ma sempre poco di ingredienti…

“Questo è il vero problema. Un po’ il problema legato all’indicizzazione e al rapporto tra domanda e offerta. Siamo convinti che le persone cerchino sempre ricette, ma in realtà la ricetta funziona quando parla di prodotti e quindi di territorio, storia, origine. Bisogna studiare gli ingredienti nella loro storia e valori tradizionali. Non tutto ciò che arriva dal passato è giusto. Bisogna saper riconoscere il valore, ma anche cosa va cambiato grazie agli strumenti innovativi che abbiamo oggi.”

Quest’anno ci saranno tanti eventi anche serali legati all’aspetto relazionale del cibo. Le Social Dinner e Vizeat…

“Il social eating è un nuovo modo. Chi l’avrebbe detto 10 anni fa che una persona potesse iscriversi su un sito e andare a mangiare a casa di qualcuno? Il social eating ha cambiato il nostro comportamento. Infatti alla SMW c’è un panel proprio su questo dove Ford parlerà di social restaurant e del loro interessantissimo esperimento. Sono andati in giro per l’Italia e per raccontare hanno usato Periscope. Proprio da questi nuovi comportamenti e modelli sta nascendo un’offerta di esperienza gastronomica immediata. Ovvero io voglio arrivare in un posto e avere un’offerta di cosa posso fare in quel momento. Ad esempio andare a cena da nonna Lucia per mangiare una ricetta tipica del posto o andare a visitare un produttore di vino, anche per vivere in diretta il suo lavoro e la nascita del suo prodotto. Finalmente tutte queste cose sono possibili”.

L’esigenza di un’esperienza real time è sempre più legata alla geolocalizzazione e alla mobile experience?

“Tutto questo passa molto dal mobile. Il concetto sia slow che veloce. Il viaggiatore vuole vivere un’esperienza, ma quando è lì sul posto vuole gustarsela. Si vogliono ottimizzare i tempi nell’organizzarsi, ma l’esperienza ha il suo tempo.”

E la città di Milano come recepisce la food innovation?

“Milano è la piazza che risponde di più, la città della comunicazione, più metropolitana d’Italia. Il delivery funziona molto bene a Milano perché c’è un’offerta e una domanda e un interesse che sicuramente non c’è altrove.”

Noi siamo stati anche al Seeds and Chips, in cosa è diverso dalla SMW?

“Rispetto al Seeds and Chips dove ci si focalizza molto sul rapporto tra tech e food, il mondo economico, gli investimenti, mentre social media week vuol dire anche richiamo della città, degli studenti, di chi si occupa di comunicazione. Un’utenza più ampia, difficile da descrivere, infatti sono curiosa anch’io di vedere il pubblico. So che incontrerò appassionati, chi si occupa di comunicazione, studenti, un mondo che si muove intorno al food.

Nelle edizioni passate organizzavo un panel, quest’anno ci sono 20 panel. Gli argomenti sono cresciuti e la comunicazione food è sempre più real time.”

E poi la chiacchierata con Paola è così piacevole perché la sensazione è quella di parlare con un’appassionata che crede nel valore del Proprio Paese. E continua a raccontarmi della sua passione per l’Italia e per i suoi prodotti, ma soprattutto per la grande opportunità di sviluppo che non possiamo perdere. “Deve cambiare l’ottica, ma l’ottica cambia facendo informazione”.

Il consumatore diventa sempre più esigente. “Ad esempio della farina voglio sapere che tipo di farina è, a cosa serve, se è meno proteica, quanto glutine contiene”…  “La grande sfida legata al food della SMW è fare il punto e riuscire diffondere informazione per poi progettare il futuro… E i social sono canali di risposta in cui si dà voce alle persone, dove si può scatenare il coinvolgimento, la passione, l’ascolto”.

Michela Di Nuzzo

« Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire». - Fernando Pessoa Giornalista e co-founder, vivo il digital come imprenditrice e appassionata. Percepisco il cambiamento come un'opportunitá mai una minaccia. Occhi spalancati e orecchie aperte, sempre pronta alla condivisione, la chiave di ogni evoluzione.

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