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Cibo a Regola D’Arte.. il futuro è food writing

Quando si parla di cibo e si va oltre l’aspetto culinario, allora si scoprono degli aspetti interessanti e inesplorati. Sabato 12 marzo, abbiamo partecipato alla quarta edizione di Cibo a Regola d’arte, l’evento organizzato dal Corriere della Sera e dalla Cucina del Corriere e il cui tema è stato “Good Food. Chef, protagonisti, cibi e idee per cucinare buono e sano”. Food lab, masterclass con degustazioni, food talk, ci hanno catapultato nel mondo dell’alimentazione e della cucina di qualità. Sono rimasta piacevolmente colpita dai foodtalk, perché al di là dell’aspetto culinario, delle ricette, hanno approfondito un aspetto davvero appassionante: raccontare il cibo. Tra i food talk ho trovato particolarmente interessante “Raccontare il cibo sano. Storie di foodwriting tra Italia e Inghilterra”, un dibattito coinvolgente condotto da Angela Frenda, Food Editor del Corriere della Sera e Direttore artistico dell’evento.

cibo a regola d'arte official page
L’idea di un dialogo di gusto fra Londra e Milano, fra sapori e tendenze di queste due splendide capitali della moda e del cibo,  ha suscitato subito il mio interesse. Ero sicura che saremmo stati noi italiani a spiegare agli inglesi come si parla di cibo, come si raccontano le storie di piatti e ingredienti, e invece anche in questo caso l’Inghilterra ha vinto… Rachel Roddy, un’inglese trasferitasi a Roma, descrive con romanticismo e passione il cibo italiano. Il suo appartamento si trova sopra a un forno, da cui arrivano gli odori del pane, della farina, degli ingredienti ideali per sfornare il pane croccante e caldo. Il suo racconto così poetico, romantico e sognante, mi coinvolge. E insieme a lei Mina Holland, foodwriter del The Guardian, che allo stesso modo parla con occhi sognati del cibo italiano.

cibo a regola d'arte foodwriting

Il dibattito è ricco di argomenti, ma soprattutto interessante quando si parla di food writer e del fatto che in Italia questa figura non esista. E io mi chiedo come sia possibile,  e allora tutti i foodblogger esistenti,? Ma poi le parole della blogger Roddy, hanno riposto alla mia domanda. “Quando scrivo di un ingrediente racconto un mondo, un paesaggio, un istante della vita”. Ecco.. invece nella nostra storia narrativa sul cibo esistono tanti ricettari. Parliamo di come preparare un piatto, ma poco di ingredienti, colori, sapori, profumi. Quali sono le ragioni? Perché noi siamo abituati a tutto questo, alla storia, alla ricchezza dei prodotti e quindi non lo raccontiamo? Possibile che siamo capaci di perdere anche quest’occasione nel settore in cui dovremmo essere leader nel mondo? Il foodwriting sta diventando una realtà, di cui si sente un forte bisogno anche nel nostro Paese. Il desiderio di raccontare il cibo, partendo da origini, varietà e curiosità degli ingredienti, è un modo per conoscere in maniera approfondita la sua parte essenziale. Di sicuro le ricette sono più immediate e di facile fruizione, ma forse l’aspetto più appassionante, quello che caratterizza davvero i nostri territori lo stiamo trascurando. Le storie su come nascono gli ingredienti, le varietà uniche legate ai singoli territori, sono una ricchezza narrativa unica al mondo, e questo gli inglesi l’hanno intuito. Il futuro del cibo è nello storytelling e nel food writing.

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Allora ripartiamo dagli ingredienti, e da una wiki food collaborativa, considerando che la vera ricchezza del nostro Paese è proprio la conoscenza, oltre alla bontà dei nostri piatti e dei nostri chef. Raccontiamo la nostra ricchezza, cerchiamo di utilizzare le nuove tecnologie come alleati per la diffusione del nostro patrimonio nel mondo. Non lasciamolo fare ad altri… Ripartiamo da una wiki food app sugli ingredienti e dal mobile, che è il canale di comunicazione del futuro?

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