TrendsUomo e intelligenza artificiale: vince chi sbaglia

Roberta Gavioli7 anni ago11 min

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Provate a immaginare una partita di scacchi contro il campione del mondo, lui è fortissimo quasi imbattibile e invece viene sconfitto ogni volta. Ora provate a immaginare piloti, scrittori, cantanti, agricoltori e perfino chirurghi tutti battuti nella sfida contro i loro alter ego robotici dotati di intelligenza artificiale. E non stiamo parlando di un futuro lontano, ma di uno scenario realistico entro i prossimi 40 anni. Ecco allora che sorge spontanea la domanda che i ricercatori si stanno ponendo da tempo: come si batte una macchina perfetta? Forse semplicemente facendo l’unica cosa che lei non è programmata per fare: sbagliando.

Tra 50 anni i computer supereranno l’uomo in ogni settore

Una totale automazione del lavoro è già possibile? Decisamente sì, secondo i maggiori esperti al mondo di intelligenza artificiale. Non passeranno infatti più di 50 anni prima che la tecnologia sia in grado di superare l’uomo in ogni settore produttivo (fonte: documento When Will AI Exceed Human Performance? Evidence from AI Experts – sondaggio realizzato dai ricercatori di Oxford e Yale, 30/05/2017).

Sta già avvenendo nel gaming, e tra poco più di tre anni le intelligenze artificiali e i chatbot saranno capaci di superare le nostre performance in ogni gioco. Nel 2027 probabilmente saranno in grado di trascrivere testi precisi in qualsiasi lingua, compresi i dialetti, anche se chi parla si trova in ambienti caotici, e sapranno parlare con voci praticamente identiche a quelle umane. Non solo, saranno anche in grado di creare canzoni di successo, gestire in completa autonomia i servizi di call center e consulenza al cliente, guidare camion, lavorare come commessi e correre una maratona di 5 km vincendo sempre la sfida con l’uomo.

Nel 2050 arriveranno anche nel settore più creativo, diventando capaci di scrivere libri di successo, dopo aver già sviluppato capacità matematiche pari ad uno studente universitario. Nel 2053 saranno definitivamente in grado di sostituire i chirurghi umani.

L’intelligenza artificiale batte il campione del mondo di AlphaGo, è l’inizio del transumanesimo?

Ke Jie, il cinese campione del mondo di AlphaGo, è stato battuto da un’intelligenza artificiale. Tenendo conto che le configurazioni della scacchiera portano a un numero di mosse possibili che supera il numero di atomi nell’universo, si è sempre creduto che solo la mente umana potesse essere così incline alla flessibilità di ragionamento. Invece è successo, siamo andati oltre. A tal punto che è l’uomo stesso che sta imparando dall’intelligenza artificiale che ha creato. «L’intelligenza artificiale ha reso gli umani più forti e più creativi, a tal punto che durante la sfida i campioni hanno imparato nuove conoscenze e strategie dai robot» ha rivelato Demis Hassabis, co-fondatore e CEO di DeepMind, che ha sviluppato AlphaGo.

Il momento quindi pare arrivato davvero, tra pochi anni le macchine saranno in grado di svolgere qualsiasi impiego meglio di come potrebbe farlo un uomo e con costi decisamente inferiori, in totale e completa autonomia. Si tratta di una “high-level machine intelligence”, e la raggiungeremo entro il 2062.

Infatti, già ora ci sono solide basi: gli algoritmi di machine learning fra non più di cinque saranno in grado di scriversi da soli i loro codici di aggiornamento, a tal punto che l’uomo nel tempo dimenticherà come programmarli semplicemente perché non ce ne sarà bisogno. Stiamo entrando nella rivoluzione transumana, che parte dalla robotica e arriva al transumanesimo, ponendosi come obiettivo l’ibridazione umana. Ma siamo davvero sicuri che è già arrivato il momento di superare l’uomo?

«La verità è che tutti vogliono superare l’uomo ma nessuno sa ancora definire cos’è l’uomo» – ha raccontato alla SMW Milano 2017 Andrea Pezzi, conduttore televisivo e founder di Gagoo Group.

Uomo e tecnologia devono essere l’uno il continuum dell’altro

Siamo di fronte a una scelta fondamentale: possiamo credere che fra 120 anni l’uomo sarà sostituito in quasi tutti i settori oppure che è proprio grazie alla robotica che ci evolveremo in meglio. Come? Lo scienziato Jerry Kaplan direbbe: «L’apprendimento deve diventare la normalità anche dopo l’ingresso nel mondo del lavoro, solo così impareremo a interagire con l’intelligenza artificiale».

Il concetto dunque è che l’uomo sa sbagliare, sa comprendere il valore dei suoi errori e imparare ancora. E questa resta una preziosa carta da giocarsi, se non l’unica, nella sfida verso il transumanesimo. La creatività umana e la capacità di errore, infatti, sono elementi che i robot non hanno, per questo rischiano di fallire perché manca loro la capacità di far entrare l’imprevedibile nel prevedibile. Nelle strategie di comunicazione, infatti, questo è il vero valore aggiunto che porta originalità. Sbagliando si creano nuovi canali, che il robot di intelligenza artificiale non riesce a percepire non avendo l’errore fra le sue possibilità.

L’ideale sarebbe dunque l’unione di entrambi gli elementi come fossero l’uno il continuum dell’altro: la tecnologia come mezzo per trovare soluzioni, l’uomo come fonte di creatività.

Roberta Gavioli

Giornalista di Innovazione, Travel Blogger, Event Planner. Se è vero che il presente è digitale, il futuro è senza dubbio nelle persone. Amo la carta, ci scrivo, la leggo, la piego in origami, la dipingo e la trasformo in idee. Per me le scelte più importanti della vita si trovano sul fondo di una buona tazza di tè.

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