TrendsArriva Monkey, il social video network (adulti astenersi)

dotmug7 anni ago6 min

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Ebbene sì: Monkey ha fatto il suo (trionfale) ingresso anche nell’ App Store italiano. Doveroso, almeno nei confronti dei giovanissimi, visto che a poche settimane dal lancio Monkey non solo è entrata nella classifica delle 25 App più scaricate, ma ha registrato oltre 200 mila iscritti. La cosa non stupisce, se pensiamo che uno dei due padri fondatori, l’australiano Ben Pasternak di anni 17, quando ne aveva soltanto 16 ha creato Impossible Rush, Game App da un milione di download. L’altro, invece, l’americano Isaiah Turner, di anni ne ha 18 e nessun debutto milionario alle spalle (almeno per il momento), sebbene l’ambizione di certo non manchi: “puntiamo a diventare l’applicazione numero 1 al mondo”.

La storia di una chat nata in chat

I due si conoscono in chat. Ovviamente. Ma non in una chat qualunque: nel forum più nerd della rete dove Ben Pasternak bazzicava da tempo in cerca di un socio di pari livello cui poter parlare del suo progetto. Trova Isaiah Turner ed è subito feeling. I due, oggi, oltre a dividere l’appartamento a New York hanno fondato una società che per velocità e volumi di crescita ricorda molto Facebook. Che sia giunto per Mark Zuckerberg il momento di deporre lo scettro? D’altro canto, come hanno spiegato i due millennials a Mashable “uno dei problemi delle App che girano al momento è che sono progettate da adulti, noi invece siamo sia creatori sia utenti. Questo è una sorta di mondo sommerso per i più grandi”.

 Ma come funziona Monkey?

Monkey è una video chat che nasce da un’idea molto semplice: mettere in contatto persone della rete che ancora non si conoscono, attraverso il principio della casualità. Le informazioni messe a disposizione dei due partecipanti sono pochissime, così come il tempo a disposizione per decidere se partecipare o meno alla chat: 10 secondi. Se, trascorsi i 10 secondi, i due interlocutori non scelgono di proseguire la conversazione e aggiungere così ulteriore tempo, la conversazione cade.

Meccanismo rapido e controverso, che ha mosso non poche critiche, soprattutto tra coloro che hanno visto in Monkey l’erede di Chatroulette, la video chat lanciata nel 2009 e finita nell’occhio del ciclone per essere diventata veicolo di contenuti sessualmente espliciti.  Monkey “è una comunità estremamente pulita” ha tenuto a precisare Pasternak che, insieme al socio, ha aperto un profilo Snapchat, cui Monkey è integrato, per raccogliere problemi e segnalazioni da parte degli utenti.

Secondo il New Yorker, ad oggi l’App ha totalizzato oltre mezzo milione di telefonate casuali tra i suoi utenti. L’età media degli iscritti è di circa 17 anni anche se, ci fa notare Mashable, è facile barare sull’età all’atto di iscrizione.

Largo ai giovani

D’altro canto se Facebook ha quasi 13 anni di anzianità e Snapchat al suo vertice ha messo un team di quasi trentenni, i millenials che fanno? Si inventano un “social video network” che fornisca ai suoi utenti uno strumento veloce ed intuitivo per uscire dalle dinamiche relazionali del mondo reale dove “si possono generare pettegolezzi o drammatizzare situazioni; con gli amici online non ci sono problemi e puoi lasciarti andare”.
Millenials docet.

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"C’è una sola cosa orribile al mondo, un solo peccato imperdonabile: la noia". Oscar Wilde. Dalla redazione di Dotmug non ci annoiamo di certo. Sempre alla ricerca di notizie, condiviamo, twittiamo, instagrammiamo in costante connessione con il mondo digital.

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