IntervisteClementime, e la clementina diventa uno snack

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Quando abbiamo deciso di sviluppare Flick on food, pensavamo proprio a storie come queste. Tradizione e cultura che si nascondono dietro ogni ingrediente e le varietà locali che sono la vera ricchezza del nostro territorio. Oggi parliamo delle Clementine di Calabria IGP e del progetto
Clementime. Non solo racconto di un ingrediente Made in Italy, ma anche storia di un giovane imprenditore che dall’estero decide di tornare in Italia. Francesco Rizzo, 30 anni, che come tanti giovani ha sentito il richiamo della propria terra o forse anche per il forte desiderio di riscatto, è ritornato a Corigliano Calabro. Giovane imprenditore con un’azienda di famiglia nota su tutto il territorio, che come lui stesso ci ricorda, può anche essere un grande limite. “Le persone che hanno famiglie importanti alle spalle o ne vengono schiacciati o fanno qualcosa per riscattarsi”. E a quanto pare lui sta facendo qualcosa di notevole per la sua terra, ma anche forse inconsapevolmente per dimostrare che “Essere giovani in Italia può ancora rappresentare un’opportunità”.. E a noi sembra una grande occasione il progetto Clementime, e non solo per la Calabria. Frutto dell’idea di Francesco Rizzo e dell’amico Antonio Braico, geologo, entrambi calabresi, che un bel giorno hanno pensato “Perché non portare le clementine della Piana di Sibari in tutto il mondo, esattamente come uno snack, da vendere nei distributori automatici”. E in effetti com’è possibile che nessuno ci abbia pensato prima. Ma come nasce un progetto così semplice e allo stesso tempo ambizioso.

clementime

A cena con il mio amico Antonio che mi diceva “Ma è mai possibile che la gente nel mio paese non raccolga le clementine dall’albero”- racconta Francesco. E gli ho spiegato che se valutiamo il costo beneficio, a volte conviene lasciarle sull’albero. Da questo parte una sua idea di inserire le clementine nel mercato del vending, e poi sono nati packaging, naming e branding. La riflessione è soprattutto in merito al valore che ha perso un prodotto straordinario come la clementina. “I commercianti hanno fatto una gara al ribasso e la grande pecca è stata la loro incapacità di fare rete”.

Clementime - Dotmug

Parliamo anche dell’aspetto imprenditoriale.. Quale bisogno avete individuato nel mercato?

Abbiamo risposto ad un bisogno mondiale, non solo legato al territorio, ma soprattutto alle persone. Tutti in qualsiasi parte del mondo vogliono avere la possibilità di mangiare uno snack sano. Non solo vogliamo regalare l’alternativa, ma vogliamo anche rendere riconoscibile un frutto che non lo è mai stato. Perché se parlo di banana lei pensa a Chiquita, ma se dico clementina, non lo associa a nessun brand riconoscibile.. Oltre alla riconoscibilità vogliamo dare la sensazione effettiva di raccogliere la clementina e assaggiarla come appena raccolta dall’albero, direttamente dalla Piana di Sibari.

Dal punto di vista del Brand, come nasce questo nome così divertente?

Partiamo dal bisogno primario che è quello di portare qualcosa di sano nelle scuole, far si che venga percepita come una merendina alla stregua dell’ovetto kinder. Per il naming si parla di notti insonni, tra l’altro il nome Clementine è di mia mamma che si occupa da una vita di comunicazione e durante i nostri brainstoriming è venuto fuori Clementime, che è un nome incredibilmente perfetto.

Un nome divertente che associa un frutto tradizionale a qualcosa di innovativo? Qual è la maggiore difficoltà oggi?

Il problema è educare i gestori a mettere clementine nella macchinetta. Ovviamente ogni distributore ha tot spirali, se mette un kit kat ha un costo perché deve cambiare la spirale ogni sei mesi, invece la clementina richiede tempistiche diverse. Ma noi stiamo cercando di far passare il messaggio che Clementime di fatto non crea un guadagno sul prodotto, ma incrementa il valore di immagine. Ad esempio se lei va a mangiare al McDonald’s nel vassoio ci sono le tovaglie con le mele, ma l’ultimo prodotto che mangia lì è la mela.

Il vostro lavoro è flessibile, possiamo parlare di azienda smart?

In effetti io seguo il mio lavoro a distanza. Io sono a Padova e posso gestire clementime ovunque, ci affidiamo a una serie di produttori con un grosso magazzino. L’unico costo è stato per me Brand e packaging.. Il mio lavoro è basato soprattutto sul contatto diretto con il produttore a cui chiedo di inscatolare il prodotto e spedirlo.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Nel futuro vogliamo ampliare la gamma di prodotto, trovare qualcosa che possa riempire la spirale tutto l’anno. Una linea che possa coprire 12 mesi. Sei mesi la clementina e sei mesi altri prodotti. E poi oltre all’Europa, l’obiettivo è il mondo intero. Ovunque possono apprezzare la qualità delle clementine calabresi e gustarle anche come un ottimo snack buono e salutare.

E poi abbiamo continuato a chiacchierare e confrontarci in merito alle opportunità di sviluppo di un progetto così interessante, pensando magari di passare anche al mercato B2C. Perché la qualità del prodotto è qualcosa che oggi può essere davvero apprezzato, da un consumatore, sempre più esigente ed esperto, disposto a valutare anche un costo più alto purché ci sia un valore aggiunto.

Michela Di Nuzzo

« Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire». - Fernando Pessoa Giornalista e co-founder, vivo il digital come imprenditrice e appassionata. Percepisco il cambiamento come un'opportunitá mai una minaccia. Occhi spalancati e orecchie aperte, sempre pronta alla condivisione, la chiave di ogni evoluzione.

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