Trends#Svegliatitalia: io dico Sì lo voglio

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Eccoci qui di nuovo a parlare di diritti e di unioni civili. Dopo 30 anni il nostro Paese continua a interrogarsi se nel 2016 sia giusto o no dare pari diritti e opportunità alle coppie di fatto. Omosessuali, eterosessuali, poco importa. Io direi individui. Diritti. Leggi. Il dibattito non è relativo all’orientamento sessuale, piuttosto il vero problema è che in Italia non esiste una legge che regolamenti ciò che di fatto nella società esiste. Trent’anni di chiacchiere, Dico, Pacs, e adesso il ddl Cirinnà. Un nome meno evocativo, ma forse una speranza concreta. Fermiamoci un attimo e osserviamo la società reale con obiettività. Le coppie italiane che vivono sotto lo stesso tetto sono 900mila. L’Italia è l’unico Paese fra i sei fondatori dell’Unione Europea a non aver ancora regolamentato le unioni fra coppie dello stesso sesso. Sui 28 paesi membri, facciamo parte della minoranza di quegli 8 che non riconoscono alcun diritto alle coppie LGBTQ.

Di questo continente è la Grecia l’ultima in ordine cronologico ad aver sopperito alle mancanze legislative. Anche la cattolicissima Irlanda nel maggio 2015 ha approvato i matrimoni fra persone dello stesso sesso, prendendo esempio dalla Francia, anch’essa di maggioranza cattolica, che aveva già approvato una legge in merito nel 2013.

E come se non bastasse se parliamo dei diritti omosessuali l’Italia è al 34esimo posto su 49 nella classifica dell’Ilga. 

Ddl Cirinnà, diritti e doveri

Il ddl Cirinnà prevede il riconoscimento di alcuni diritti, come stepchild adoption, reversibilità della pensione, diritti successori. Non riconosce il diritto di adozione indiscriminato, e anche l’adozione del figlio biologico del proprio partner sarebbe sottoposto al tribunale dei minori e verrebbe consultato il parere del figlio in questione (dai 12 anni in su). Non si parla in nessun caso di matrimonio effettivo.

Si tratta in realtà del Cirinnà bis, il secondo rimaneggiato e riproposto, che differisce da quello precedente di ottobre proprio nella soppressione di riferimenti giuridici alla condizione del matrimonio.

Ma parliamo dell’altra faccia della medaglia. Di chi come me è già pronto a scendere in piazza per gridare al Paese “Svegliati”

#Svegliatitalia è ora di essere civili

#Svegliatitalia: è ora di essere civili

#Svegliatitalia è la manifestazione che avrà luogo il 23 gennaio in 90 piazze italiane con lo slogan “è ora di essere civili”. Scendiamo in piazza, portiamo con noi sveglie orologi, ma soprattutto consapevolezza e coscienza politica e sociale. Chiediamo al nostro Paese di riconoscere un diritto sacrosanto, quello a essere individuo, coppia, figlio e cittadino. Usiamo i canali social per coinvolgere e creare una comunicazione diretta, senza filtri che aiuti tutti a capire che in discussione oggi non ci sono solo i diritti degli omosessuali, ma i nostri diritti come cittadini. L’hashtag #Svegliatitalia è già diventato virale (più di 1,8 milioni di impression e 1,6 milioni di reach).

La manifestazione è organizzata da associazioni LGBTQ italiane, in particolare da Arcigay, ArciLesbica Agedo Famiglie Arcobaleno Mit, ma gode dell’appoggio di numerose associazioni laiche.

Molti protagonisti della scena artistica italiana e alcuni personaggi di rilievo hanno dimostrato il loro appoggio alle unioni civili fra coppie dello stesso sesso (fra cui Tiziano Ferro, Luciana Littizzetto, Mina, Roberto Benigni, Roberto Saviano, Margherita Hack).

Il Family Day: una manifestazione anacronistica

Il 30 gennaio si contrappone il Family Day all’iniziativa e all’approvazione del ddl.  Ormai dal 2007 dobbiamo assistere a questa manifestazione antieuropea e anacronistica. Non si può manifestare oggi contro i diritti. Si scende in piazza in genere per chiedere maggiori tutele, per combattere diseguaglianza e ingiustizie non per spingere il Paese a chiudersi ancora di più nei confronti della società civile. E allora non credo sia nemmeno il caso di dare spazio e visibilità a chi si preoccupa di negare il diritto sacrosanto a essere e a scegliere. Per me il Family Day non esiste. È solo la rappresentazione triste e cieca di un’Italia che non vuole crescere.

Al contrario “Un Paese civile è chiamato a riconoscere e regolare, non a vietare e a discriminare”.

SI, LO VOGLIO: mettiamoci la faccia

Io grido al mondo intero Sì lo voglio. Una campagna nata in Rete in queste ore che vede coinvolti tanti personaggi dello spettacolo. Come le stesse organizzatrici riconoscono “Chi ama la verità, chi conosce e riconosce l’amore, non può tirarsi indietro: mettiamoci la faccia, mettiamoci il cuore. Diciamo sì, lo voglio.”

Gridiamo una frase che molti nella vita hanno il diritto di pronunciare una o più volte. Davanti a Dio o in un municipio, possono condividere le loro promesse d’amore. Bene io oggi voglio pronunciare il mio Sì lo voglio. La mia non è una promessa ma una speranza che il prossimo anno io possa scrivere della legge in Italia che finalmente regolamenta le unioni civili. E con le parole di Pier Paolo Pasolini nel cuore, spero che ancora una volta non sia l’ipocrisia a vincere questa battaglia. Come d’altronde è successo negli ultimi 30 anni.

“In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa.”

Michela Di Nuzzo

« Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire». - Fernando Pessoa Giornalista e co-founder, vivo il digital come imprenditrice e appassionata. Percepisco il cambiamento come un'opportunitá mai una minaccia. Occhi spalancati e orecchie aperte, sempre pronta alla condivisione, la chiave di ogni evoluzione.

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