TrendsMelegatti e la bufera social: analisi di un #epicfail

Titty Paternoster8 anni ago9 min

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Melegatti il 20 novembre ha dovuto ritirare un’immagine dai suoi canali social e non ha sbagliato: l’immagine è brutta, contiene errori testuali e lo slogan scelto non solo ha un fragrante sapore omofobo, ma anche nessuna valenza comunicativa.
L’ #epicfail ha sommerso Melegatti di critiche feroci su Twitter e Facebook e tutti, ma proprio tutti, hanno chiesto la testa del social media manager, compresa l’azienda veneta che dopo qualche ora ha cancellato il post e pubblicato le proprie scuse, anzi accuse, scrivendo: “Con riferimento al post di questa mattina, Melegatti S.p.A. chiarisce che la gestione della comunicazione sui social è affidata a un’agenzia esterna che ha pubblicato senza autorizzazione da parte dell’Azienda.
Melegatti S.p.A. si dissocia dall’operato di tale agenzia che ovviamente è stata sollevata dall’incarico e si scusa formalmente con chiunque si sia sentito offeso dal contenuto. Da 121 anni Melegatti è per tutti.”.
Colpa dell’agenzia di comunicazione, dunque.
Ora, da qualche anno a questa parte nello spumeggiante mondo della comunicazione non si fa che parlare di storytelling, di engagement e di strategie comunicative all’avanguardia.
E pare che tutte le agenzie di comunicazione siano bravissime a farlo, tranne l’agenzia cui si è rivolta Melegatti per la gestione dei propri canali social.

L’immagine incriminata, tutta colpa del grafico?

melegatti-post-facebook

Il pomo della discordia è un’immagine orribile a livello iconografico e testuale. Guardandola non si pensa a un’agenzia di comunicazione, ma a una delle piaghe di questa società: il cugino di turno che è bravissimo perché ha fatto un corso di due giorni per imparare a usare photoshop.
Nessuno studio dietro la scelta dell’immagine, sembra anche che chiedere al grafico di avere senso estetico sia assurdo. A meno che non sia, appunto, un cugino.
Una banale foto di repertorio a cui sono stati applicati – male – due croissant e due testi, il primo contenente il marchio, giustamente in alto a sinistra, il secondo ad altezza sguardo sulla destra.
Melegatti ritirando quest’immagine dai suoi social ha definitivamente eliminato l’opzione “cugino”, quindi, resta solo quella “agenzia pubblicitaria di merda”, per citare una famosa pagina Facebook.
Il che fa pensare che in agenzia:

  • Abbiano grafici che lavorano male (per diverse cause, troppo lavoro, troppo stress, incapacità, inesperienza, mancanza di paga – e queste solo per citarne alcune);
  • La foto sia stata modificata da qualcuno che non è un grafico, ma che riveste un altro ruolo, tipo: copywriter, programmatore
  • Non esiste un social media manager o un project manager o un account o una qualsiasi figura che dia il brief, controlli i lavori e si prenda la responsabilità degli stessi;
  • Nel caso esistesse tale figura, è stata tale figura a creare l’orrore (e non un grafico).

Lo slogan e il copy omofobo

Passiamo allo slogan. La prima cosa che si nota è la presenza di virgolette chiuse e mai aperte, presenza che si può ritrovare in altre immagini (ugualmente brutte) presenti sui canali social della Melegatti. Evidentemente le virgolette piacciono, ma con moderazione, senza esagerare: ne metto solo un po’, ché in medio stat virtus.
Lo slogan, poi, è omofobo, democristiano, genuinamente orrendo e offensivo verso il genere umano tutto. Forse, nel suo intento primigenio avrebbe dovuto essere ammiccante e provocatorio, tanto da generare like e condivisioni. Forse. Invece, è un disastroso e dilettantesco: “Ama il tuo prossimo come te stesso… basta che sia figo e dell’altro sesso!”
Anche qui, ammettendo che l’agenzia non pecchi di nepotismo, l’ unica spiegazione è che l’autore di questa frase non sia un copy, ma sia qualcuno che non abbia idea di come tradurre in parole un messaggio che rispetti il target di riferimento, l’intento comunicativo e lo stile editoriale concordato.
Non può essere altrimenti, perché se scrivi, e se lo fai di mestiere, sai che introducendo una condizione o un comparativo crei una divisione nel target a meno che non risolvi tutto con argomenti bipartisan. In questo caso, se la frase fosse stata: “Ama il tuo prossimo come te stesso, meglio se a letto e facendolo spesso!”, non si sarebbe creata nessuna divisione bello/brutto, eterosessuale/omosessuale. E la morale cattolica? La battuta la seppellisce, ma a parte Formigoni, non si ha traccia di nessun altro cattolico adulto celibe/nubile che abbia mantenuto intatta la sua virtù.

Melegatti e l’agenzia pubblicitaria

Tralasciando le considerazioni sul solito accostamento prodotto – sesso, se a scrivere lo slogan non può essere stato un copy e a creare l’immagine non può essere stato un grafico, si può ipotizzare che:

  • Tutti i lavoratori di quest’agenzia siano incapaci, dal project agli esecutori;
  • Tutti i lavoratori di quest’agenzia siano dilettanti, dal project agli esecutori;
  • L’agenzia sia formata da una sola persona che fa tutto male e improvvisando;
  • In realtà, l’agenzia è il cugino della Melegatti.

Titty Paternoster

"La vita è piena di miserie, solitudine e tristezza e per di più dura troppo poco" (Woody Allen) Scrivere, progettare e intervistare sono le mie passioni, ma riesco meglio nel bere, mangiare e guardare serie TV.

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