StartupEquity Model VS Debit Model… e l’Italia ha scelto il modello giusto?

Leo Mauriello9 anni ago11 min

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#crowdfunding l’unica strada possibile per costruire l’innovazione.

Quelli riproposti sono dati che parlano chiaro, mostrati da uno studio del dipartimento di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano e pubblicato sulla rivista scientifica Research Policy. Si tratta di un trend che, seppur comune a tutti i principali paesi Europei (Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito), in Italia assume proporzioni rilevanti. Qual’è il motivo?

Il confronto con gli USA per capire i limiti italiani

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Confrontiamo il modello del funding italiano con quello USA, da cui ci giungono alcune lezioni fondamentali per individuare i limiti del modello nostrano:

  • La cultura del fallimento: sei uno startupper e hai fallito con la tua startup, poi ti sei rimboccato le maniche e ne stai lanciando un’altra? Se operi in USA i Venture Capitalist preferiscono te a chi non ha almeno un flop alle spalle, perché la sconfitta arricchisce, ti permette di non rifare gli stessi errori e ti tempra per affrontare la dura sfida del mercato. In Italia? Se hai fallito, sei un rischio maggiore, e le probabilità di ricevere funding diminuiscono per la gran parte degli investitori
  • Imparare dal privato conservando la mission pubblica: All’interno della Government Services Administration (GSA), un ente federale USA, è stata creata ad aprile 2014 18F e ha come slogan “Always Be Shipping”. 18F raccoglie team di innovatori reclutati attraverso periodici bandi pubblici. In pratica, sviluppa soluzioni IT innovative e principalmente digital per le amministrazioni pubbliche, applicando metodologie e strumenti agili, del tutto assimilabili alla logica del crowdfunding, invece di quelli lenti e costosi tipici dei grandi progetti governativi. Un esperimento simile è stato attivato 3 anni fa in Uk e denominato “Digital Champions”… ma nonostante l’omonimia, si tratta di un modello totalmente diverso da quello disegnato dai “Digital Champions” in salsa nostrana.
  • Privilegiare l’equity model: il mercato USA, più flessibile aperto e meno formale, ha perfezionato e valorizzato la cultura dell’equity market. Ovvero una modalità profondamente aperta di essere co-partecipe di un’idea attraverso l’acquisto di quote, ma che allo stesso tempo non implica il potere di ingerenze sulla strategia e lo sviluppo del progetto, una tutela fondamentale per non snaturare le nuove idee. In italia il funding è nella maggior parte dei casi molto più vicino al concetto bancario del debit, cioè finalizzato ad ottenere un maggior liquidità nell’immediato. Una strategia di funding che tradizionalmente è adatta al settore manifatturiero, artigianale, edilizio… dove, al contrario delle dinamiche startup, una buona liquidità basta a generare nel brevissimo tempo utili e ricchezza. Solo negli ultimi anni si è innescata un’inversione di tendenza (inversione di cui il sistema pubblico sembra non essersene accorto).

Qual’è la funzione delle startup nel tessuto  economico?

Qual’è la finalità economica di una start-up innovativa? Principalmente è quella di realizzare un progetto con forte capacità di innovare un segmento di mercato, trasformandolo, migliorandolo o addirittura destituendolo. E’ chiaro che questo concetto di innovazione implica l’innesco di dinamiche, che per diventare economia profittevole, hanno bisogno di tempo (almeno tre anni).

startup life cycle
startup life cycle

Tre anni in cui è necessario attivare: un marketing efficace, percorsi di prove ed errori e dotarsi di energie tali da poter sfidare qualche lobby pre-costituita. Solo dopo questo primo periodo si può raggiungere il tanto agognato BEP (Break Even Point) e successivamente la generazioni di utili.
Questa premessa è indispensabile a capire perché un modello di funding basato sul debit (scelta principale del pubblico italiano), può essere addirittura dannoso, per lo sviluppo di una rete di startup.
Ma ciò nonostante è sotto gli occhi di tutti il proliferare negli ultimi anni di bandi, finanziamenti agevolati, incentivi, contributi statali, regionali ed europei per le start-up innovative. La modalità prevalente di attribuzione del funding è costituita dalla cessione di un prestito agevolato, talvolta associato ad una piccola quota a fondo perduto.

Una startup per sua vocazione non può contrarre debito. Quello che serve ad una startup è solo in parte la liquidità, il vero motore per la sua crescita è il tempo; tempo per sbagliare e ripartire, unito ad una rete fatta di business angels, mentors e servizi tecnologici.
E’ per questo che l’unico modello di funding possibile per sviluppare un’idea innovativa è l’equity-based crowdfunding: quando tramite un micro-investimento si acquista un vero e proprio titolo di partecipazione in una società. In tal caso, la “ricompensa” per il finanziamento è rappresentata dal complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell’impresa.

Segnaliamo in tal senso due casi italiani di successo, in cui il modello dell’ equity crowd funding è alla base del 100% dei funding concessi, si tratta di:

  • StarsUp: una piattaforma di crowd funding, che oltre a mettere in comunicazione Startup e investitori (per lo più micro-investitori) offre un’ampia gamma di servizi professionali e di supporto, per lo sviluppo di nuovi progetti. StartsUP è inoltre la prima società ad aver ottenuto l’iscrizione al registro dei portali on line, per la raccolta di capitale di rischio da parte di start-up innovative, istituito dalla Consob.
  • Unicaseed: un progetto di equity Crowdfunding del gruppo immobiliare Sim, che risulta una delle novità più importanti in Italia nell’attività di finanziamento delle StartUp innovative, in termini di “pubblicità” e diffusione al mercato del capitale di rischio.

Leo Mauriello

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